La Galleria delle Fiabe di Tiziana Ricci. La Storia illustrata di Biancaneve e i 7 nani

Su Kokoro: Significato di Biancaneve e i 7 nani (prima parte)

Fig. 1 Part. illustrazione di Nancy Ekholm, Burkert, 1974
(vd. fig 5)
Biancaneve, conosciuta anche come Biancaneve e i sette nani, è una fiaba popolare europea di cui però non si conoscono bene le origini, si sa che viene narrata da secoli, in varie forme e in diversi paese (Bruno Bettehlheim, Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 2008). Ma probabilmente la versione più conosciuta è quella dei fratelli Grimm, che la inserirono nella raccolta Kinder und Hausmärchen (Fiabe dei bambini e del focolare) nella prima edizione del 1812. Come in ogni fiaba la protagonista è di bell’aspetto, ma dalla poesia con la quale viene descritta Biancaneve nelle varie versioni, lei sembra essere la più bella di tutte. Queste sono le parole che scrivono di lei i fratelli Grimm: “C’era una volta una regina in attesa di un bambino che in una giornata invernale stava filando davanti alla finestra. Il davanzale era di legno d’ebano nero, e si stava ammucchiando già la neve. La regina pensò: 'Come mi piacerebbe avere una bambina dai capelli neri come l’ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve' […]”.
Fig.2 Ludwig Richter, Kinder und hausmarchen,
fratelli Grimm, 1940
Fig.3 Millicent Sowerby, 1909
Incredibile ma vero, la regina ebbe questa bellissima bambina, dalle labbra rosse, la pelle chiara e i capelli corvini, e la chiamò Biancaneve. Questa perfetta descrizione viene ben rappresentata in un’illustrazione, piuttosto recente, di Nancy Hekholm Burket (fig. 1). Dal momento che la madre di Biancaneve muore mettendola alla luce, la bambina rimane sola col padre e con la sua nuova moglie, una donna bella quanto narcisista. Metto in chiaro questo perché Biancaneve è incentrato in parte sul narcisismo e quindi su quanto possa danneggiarci l’essere presi troppo da sé, dall’altra tratta il rapporto di gelosia che può nascere tra madre e figlia. Bettehlheim  traspone questa verità nel mondo di oggi, mettendoci a esempio un padre che cerca di tenersi al passo con l’esuberanza giovanile del figlio, o la madre che imita la figlia nelle movenze e nel modo di vestire; o ancora, per esempio, di una bambina che, gelosa della madre si convince, per autodifesa che sia la madre stessa a essere gelosa di lei, perché solo così riesce a sentirsi superiore a lei. 



Fig.4 Franz Juttner Schneewittchen


Fig.5 Illustrazione di Nancy Ekholm Burkert, 1974
Tutti esempi, quindi, del tipico complesso d’inferiorità. È da questi sentimenti che è formata la fiaba di Biancaneve. Come ci fa ancora notare Bettehleim, all’inizio, quando Biancaneve è molto piccola, non ci sono comportamenti negativi da parte della matrigna; è solo nel momento in cui la bimba ha sette anni, quindi sta crescendo, che la matrigna comincia ad essere gelosa di lei. Tutto, ritiene lo psicanalista autore de Il mondo incantato, può forse derivare in primo piano dalla gelosia della matrigna verso il marito. Biancaneve, ama molto suo padre e questo può provocare in una donna narcisista come questa matrigna la sensazione di essere messa da parte. In secondo luogo, Biancaneve sta crescendo e con lei la sua bellezza, e per la matrigna basterebbe solo questo a farla infuriare. Una donna che passa parte del suo tempo a chiedere ad uno specchio magico conferma della sua bellezza, non può certo non disprezzare una splendida fanciulla la cui giovinezza mette in risalto il suo lento invecchiare (figg.2, 3). È così che la donna cerca di uccidere più volte la figliastra. Dapprima, dà l’ordine a un cacciatore, che però s’impietosisce e la lascia fuggire nel bosco. Il ritratto di Biancaneve che v’indicavo, non è altri che un particolare della raffigurazione, dalla stessa  illustratrice  (N.  H.  Burket),  della  nebbiosa  foresta,  dove  la  fanciulla  è  circondata  dagli animali e fugge in preda al panico (fig. 5); scena altrettanto meravigliosa, ma d’impronta più antica, è quella illustrata da Franz Jüttner Schneewittch (fig. 4). Se qui gli animali si soffermano a guardare Biancaneve, nell’illustrazione Nancy Burket fuggono via da lei.
Fig.6 Snow White di Arthur Rackham


Fig.9 Gustave Teneggren
Fig.8 Franz Juttner Schneewittchen


















Da qui in poi abbiamo il percorso di crescita della bambina in fanciulla: incontra dei nani e con loro vive per qualche anno (fig. 6) prima di essere scoperta dalla matrigna. Quest’ultima, travestita da vecchietta tenta di ucciderla attirandola a sé con lusinghe, con suggerimenti per migliorare la sua bellezza (ed ecco ancora la vanità); tenta di stringerle la vita fino a farla soffocare (fig. 8), ci mostra il tentativo della vecchia di attirare Biancaneve mostrandole quella che sembra essere una cintura d’oro), di pettinarla con un pettine avvelenato e infine lei, la fatidica mela avvelenata; metà senza veleno alla matrigna così da convincere Biancaneve a mangiarla (fig. 9). Ella cade in un sonno profondo (fig.10), ma la si crede morta e la si chiude in una bara di cristallo (fig. 11).


Fig. 10 Jenn e Harbour, 1921

Fig.11 Illustrazione di Marianne Stokes

Fig.12 Franz Juttner Schneewittchen
Anche Biancaneve avrà il suo principe, ma non sarà svegliata con il suo semplice arrivo o con un bacio come avviene in altre fiabe; lei cadrà accidentalmente assieme alla sua bara e sputerà il pezzo di vela avvelenata che le era rimasta in gola. Biancaneve e il suo principe, per farsi beffe della matrigna la invitano al loro matrimonio (fig. 12) e le preparano delle scarpe ardenti costringendola ad indossarle (almeno, nella versione dei fratelli Grimm).


Tiziana Ricci è un'illustratrice diplomata all'Accademia di Belle Arti di Bologna sotto il corso di Fumetto e Illustrazione. I post pubblicati su Fiabe in Analisi sono un estratto dalla sua tesi sulla tradizione orale, scritta e disegnata della fiaba dal titolo La Fiaba sulla Fiaba, (relatrice Prof.ssa Paola Pallottino). 
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Commenti

  1. Ecco, diciamolo che Biancaneve nella versione originale non viene svegliata dal bacio del principe!

    Bella ricostruzione, peccato che manchino opere di Dorè: ormai è il mio preferito!

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