La Regina delle nevi, da Andersen a Venezia

tratto da Letture giovani

La Regina delle Nevi, di Andersen si apre con l’immagine di uno scenario ideale, legato all’infanzia: due bambini, Kai e Gerda, che giocano in un giardino immerso nei fiori; tra questi fiori c’è una rosa, Andersen non ci dice di quale colore fosse, forse rossa. Macchie di colore rosso, come vedremo, ritornano spesso in questa fiaba: il cuore di Kai, le scarpette rosse di Gerda, le ciliegie del giardino della maga. Ma torniamo all’inizio, due bambini che giocano tranquilli e che, durante il lungo inverno, la nonna, intorno al fuoco rassicurante delle casa e degli affetti familiari, racconta della cattiveria della Regina delle Nevi che, con il suo gelo, uccide la natura. In una sera, così come tante, ecco che la finestra si spalanca per un colpo di vento, entra la Regina delle Nevi e una scheggia di ghiaccio si va a conficcare nel cuore caldo di Kai. E’ un attimo, lui torna subito a sorridere, come fosse lo stesso bambino di sempre, ma in realtà dentro di lui qualcosa è entrato: il gelo. Il gelo come un diavolo s’impossessa dell’innocenza di Kai. Quanto impiega il demonio a impossessarsi della sua preda? Un attimo, un soffio.
Kai che fino ad allora giocava con Gerda, divertendosi a lasciarsi trascinare dalle slitte dei contadini, viene abbagliato dalla slitta enorme e luccicante della Regina delle Nevi che lo trascina con sé, lontano dal suo mondo, lo porta in un mondo conosciuto. Il viaggio di Kai è un viaggio inconsapevole di un viaggiatore che non può opporsi a questo viaggio, non sa dove sta andando e perché, ha perso del tutto volontà e consapevolezza. Come ha fatto la Regina delle Nevi a impossessarsi di lui? Prima, come abbiamo visto, con una scheggia di ghiaccio nel suo cuore; in seguito, dopo che Kai era salito sulla slitta, lo ha paralizzato con un bacio; il bacio della Regina non è il bacio del Principe Azzurro che sveglia la futura principessa, no questo è un bacio che crea l’incantesimo negativo, la maledizione. E’ un bacio che pietrifica come lo sguardo di Medusa.
Dove Kai sia andato lo dovrà scoprire la sua piccola amica Gerda. E’ lei che percorrerà in modo consapevole la strada che Kai ha percorso travolto da forze a lui estranee. E’ il femminile che ricondurrà a casa chi si è peduto. Così la piccola promette di donare le sue scarpette rosse alle onde del fiume se la porteranno da Kai. Con questo dono siamo di fronte all’inizio di un viaggio dove “i piedi” e il camminare per sentieri conosciuti non è più possibile, Kai è in un’altra dimensione. Gerda sa soltanto muoversi camminando ma questo modo conosciuto di muoversi non le serve più. Servono le onde e Gerda getterà le sue scarpe “inutili” per lei tra le onde, in modo che queste possano “camminare” da Kai. La bambina, durante il suo viaggio arriverà in un giardino di ciliegi, un’oasi, ma che, come la casetta di marzapane di Hansel e Gretel, nasconde al suo interno una maga che offre ciliegie a Gerda e comincia a pettinarle i capelli; pettinandola le porta via i ricordi, anche il ricordo di Kai. Questa scena ricorda la strega di Biancaneve che pettina la bambina e il pettine, rimasto tra i capelli, la farà addormentare. Passati alcuni giorni Gerda troverà la memoria quando vedrà una rosa e ne sentirà l’odore. Sarà allora che le tornerà alla mente la rosa del giardino in cui giocava con Kai e a cui aveva dedicato un verso:
«Le rose non perdono il profumo mai e amici per sempre saran Gerda e Kai.»
Raggiungerà infine Kai nel castello di ghiaccio dove la Regina delle Nevi lo ha reso suo schiavo con questa sentenza:  «Se con questi (ghiaccioli) riesci a formare la parola ETERNITÀ, può anche darsi che ti lasci libero.»
I due bambini si abbracciano, anche se Kai ancora non riconosce l’amica; la bambina piange e una lacrima si versa negli occhi di Kai fino ad arrivare al cuore che si riscalda di nuovo e il bambino, finalmente, riconosce l’amica. In terra, i ghiaccioli hanno formato la parola ETERNITA’. Ritornarono a casa in piena estate e quando il giardino era fiorito (compresa la rosa simbolo della loro amicizia eterna). Morale della fiaba? Forse che l’inverno, per quanto gelido, non è eterno quanto invece l’amicizia e il profumo delle rose?
La Regina della neve è stata ripresa e inserita nel libro Fiabe per i leoni veneziani, a cura di Andrea Storti,  con illustrazioni di Vincenzo Sanapouna raccolta di fiabe classiche ambientate nella città di Venezia. Dalla IV di copertina possiamo leggere:
A Venezia è scoppiato il finimondo. Le statue dei leoni che costellano la città hanno improvvisamente preso vita, svegliandosi dal loro sonno di pietra. Ora corrono per campi e calli facendo scherzi e dispetti a chiunque. Rubano i dolcetti ai pasticceri, spingono in acqua i poveri turisti e ruggiscono in faccia ai vecchietti.

Tutti sono spaventatissimi e ai bambini viene persino proibito di giocare all'aperto! Di restare tutto il giorno al chiuso, tuttavia, è fuori discussione. Fortunatamente, il piccolo Marco e i suoi amici hanno un piano: raccontare ai leoni delle fiabe della buonanotte. 

Le statue, però, esigono solo storie di Venezia! Con un po’ di fantasia, ecco allora che la bella si addormenta in gondola, Biancaneve diventa candida come una spumiglia e la Regina delle Nevi ghiaccia il Canal Grande.
Riusciranno i nostri eroi a riaddormentare i grossi gattoni capricciosi?
Un’avventura è nell’aria…
Illustrazione di Cho Yong-Joon
"Le incantevoli illustrazioni del coreano Cho Yong-Joon (qui il suo sito) sono state l’occasione per condividere alcuni passi de Nena e l’anello d’oro, rivisitazione veneziana della fiaba La regina delle nevi, firmata dalla talentuosa Deborah Epifani (qui il blog) e appartenente all’antologia Fiabe per leoni veneziani". (tratto dal blog di Chagall, dove troverete la fiaba completa di tutte le illustrazioni).

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